Rossi Vivi
Teatro
Elfo Puccini
Video di Andrea Piotto.
“Al momento di stabilire le rigorose leggi meccaniche che determinano ogni evento, egli sente il bisogno di permettere agli atomi delle deviazioni imprevedibili dalla linea retta, tali da garantire la libertà tanto alla materia quanto agli esseri umani.”
Così Italo Calvino nella prima delle Lezioni americane, “Leggerezza”, argomentando le osservazioni di Lucrezio nel De rerum natura, introduce il tema dell'imprevedibilità della natura. La natura infatti, sebbene operi seguendo delle leggi rigorose, ci stupisce concedendosi l'opportunità dell'eccezione.
L'eccezione, nel caso della natura, attira verso di sé i riflettori della meraviglia, ma anche l'imbarazzo della diversità.
Così come in natura, anche nella società, l'eccezione e la diversità, rappresentano esempi di libertà che in alcuni casi fortunati generano fascinazione, ma, la maggior parte delle volte, creano discriminazione.
Nascono così e si radicano nella società (termine che indica appartenenza o dipendenza) quei confini che, invece di creare identità ben distinte e uniche, scolpite dal confronto con l'altro, inaugurano barriere integraliste che limitano le espressioni della personalità umana.
La società infatti, come artificio dell'uomo, non tiene sempre conto della vivace creatività della natura: Leopardi, per fare un esempio, che nostalgicamente enfatizza il potere della relazione fra gli antichi e la natura, relazione da cui derivava una certa forza morale, giudica negativamente l’allontanamento della società del suo tempo dalla natura e ce ne rende un'immagine dominata dall'inerzia e dalla noia. Questo atteggiamento, secondo il poeta, approda a un pessimismo titanico a causa della decadenza provocata dall'allontanamento dalla condizione originaria di felicità naturale.
Nel solco di questa riflessione si innesta la mia galleria di personaggi dai capelli rossi che per natura e temperamento hanno occupato un posto particolare nella storia proprio per essere stati oggetto di ingiustificate discriminazioni. Ma tante volte essere allontanati ai margini della società, sull'orlo delle cose, suscita un moto di volontà verso una centralità che riscatti la strumentalizzazione di una delle espressioni della natura, finendo così per rendere appariscenti coloro che per nascita sono in minoranza.
Nella rarità delle caratteristiche fisiche degli uomini e delle donne dai capelli rossi, così, mi piace dipingere un immaginario che tenta una vicinanza con quel moto verso il riscatto sociale imposto dalla reazione della società a una semplice caratteristica somatica osteggiata, temuta, contrastata e vilipesa unicamente per la sua rarità.
Perciò i rossi diventano l'immagine di tutti i diversi, di tutti coloro che seguono direzioni indipendenti e che decidono di non seguire il meccanismo delle tradizioni e delle convenzioni delle società che livellano l'esistenza di ogni singolo uomo.
Nasce così l'idea di rappresentare nelle vesti di personaggi desunti dalla storia, dall'epica, dalla religione, dalla mitologia e dalla letteratura, uomini che per natura e cultura hanno rifiutato la comoda opportunità di incastonarsi, come tessere regolari, nel mosaico dei loro contesti culturali e per questo hanno segnato destini memorabili.
Essere rossi significa essere diversi di una diversità che a differenza di altre non si può nascondere; ma essere rossi, oltre ad essere un fatto naturale, come fatto naturale è l'omosessualità, è anche una scelta di essere e esistere che gratifica la natura.
Essere rossi può voler dire, infatti, essere evidenti, così come essere omosessuali può voler dire essere evidenziati.
E allora, se dal castigo può nascere la grazia, se la separazione del diverso dalla norma può generare l'identificazione dell'identità e della libertà, perchè non predisporci alla contemplazione della rappresentazione naturale di quel carattere recessivo dei rossi e quello remissivo degli ultimi, facendoci permeanti nel rispetto e impermeabili ai luoghi comuni, “liberando dalla falsa colpa”1 la dannata bellezza?
Francesco Bondì
1M. Mieli, Elementi di critica omosessuale, Torino 1977.